La telefonata allarmata dello zio Nicola mi raggiunge mentre sono al lavoro. Mi preoccupo perché non mi chiamerebbe mai di mattina se non fosse un’emergenza, perciò comunico ai colleghi che devo assentarmi e mi precipito verso casa sua. Il vecchio e ormai unico parente di mia moglie, con il quale intratteniamo cordiali rapporti, ha ormai la veneranda età di 94 anni suonati ed è duro d’orecchi per cui non insisto al telefono per sapere come mai chiami me e non Marilena. Forse non si tratta di una cosa di salute, mi calmo mentre scendo dall’auto e busso al portone della casa in cui abita il vecchio. Lui non risponde, così uso le chiavi consegnateci con grande solennità la sera del suo novantesimo compleanno, una per ciascuno a me, mia moglie, mio cognato e mia cognata, per ogni evenienza, aveva minimizzato. Salgo le scale in fretta, la porta dell’appartamento è aperta, ma non è un cattivo indizio, la lascia spesso accostata; infine lo trovo in soggiorno, seduto in poltrona, che gira appena la testa al mio ingresso. Che c’è? gli chiedo preoccupato, si sente male? Ma lui ha girato lo sguardo avvilito verso il balcone o forse è attirato dal raggio di sole che penetra di sghembo a rallegrare le scaglie di marmo del pavimento. Senza guardarmi però non sente, a meno che non mi metta a gridare come un forsennato. Non rimane che adeguarmi ai tempi di Nicola e dimenticare la mia fretta. Prendo una sedia e la piazzo davanti a lui, mi accomodo proprio di fronte e con calma gli chiedo di raccontarmi cosa lo preoccupa. Finalmente, con un gesto rassegnato, mi porge il foglio posato sul tavolino alla sua sinistra, una cartella IMU. “Pò essere màh?” sbraita improvviso, “pò essere màh?”. Effettivamente la cifra che vedo per la seconda rata del pagamento IMU è piuttosto elevata per le possibilità economiche del vecchio, 736 euro. Che il mio amico Enzo, il consulente cui ci rivolgiamo da anni per tutte le nostre disavventure economiche, abbia sbagliato qualcosa? È vero che lo zio Nicola possiede, oltre all’appartamento dove abita, un garage che affitta e una piccola casa in campagna, ma il primo è l’unica fonte di reddito oltre alla pensione minima e la seconda è praticamente abbandonata da diversi anni. Perché poi stamattina sia voluto andare da Enzo per farsi dare la cartella IMU è un mistero. Solitamente di bollette, cartelle e altri balzelli che gli arrivano, ci occupiamo noi, spesso pagando una parte del dovuto senza dirgli nulla per non ferirlo, riservando a lui soltanto la restante quota. Ha sentito in televisione che si deve pagare l’IMU entro il 16 dicembre, mi spiega, così stamani si è svegliato con l’idea di passare da Enzo che ancora non gli aveva mandato niente. E a lui non piace pagare le cose all’ultimo momento, metti che poi c’è una gran fila oppure che l’ultimo giorno succede qualsiasi cosa, lo Stato che deve dire che Nicola Milazzo non vuole pagare? Non fa una grinza. Prendo la cartella, promettendo che mi occuperò subito della faccenda andando a trovare Enzo per le dovute spiegazioni, tanto più che dovrò passare da lui comunque a farmi consegnare la mia di cartella IMU e chissà che sorpresa. Andandomene chiamo effettivamente Enzo, perché so che lo zio non dormirà stanotte al pensiero che il pagamento della tassa lo priverà della tredicesima della pensione, più tutto l’affitto del mese di novembre. Per Natale non avrà nulla da offrire ai suoi nipoti, anzi forse dovrà chiedere un prestito fino al prossimo affitto, che arriverà non prima dell’inizio di gennaio. Nel primo pomeriggio sono dal consulente che mi conferma, non ha sbagliato nulla, lo zio Nicola deve pagare quella cifra, non importa se vive da solo, se ha una pensione miserrima, ciò che importa ai fini dell’IMU sono gli immobili di proprietà. Lui ne possiede ben tre, di cui uno solo, per ovvi motivi, usufruisce dello sconto di prima abitazione. Ribatto che sul garage è giusto pagare una rendita, dato che effettivamente costituisce una entrata, ma la casa in campagna abbandonata che rendita rappresenta? Lui con pazienza mi spiega che allo Stato non importa se ci sia una profitto effettivo, è il valore catastale che fa fede e per la casa in questione l’IMU annua da pagare è risultata di quasi 900 euro. Cosa? non mi do pace, ma è quasi quanto guadagna in un anno con l’affitto del garage! Cioè sta appresso al suo inquilino per un anno, spesso intervenendo con spese extra, solo per pagare allo Stato o al Comune l’IMU per la casa di campagna? Ma allora conviene abbatterla la casa di campagna! Tanto non la usa nessuno. Non sai quanti lo stanno facendo, mi risponde lui desolato, buttano giù i muri e tetti delle stalle per non pagare. Magari rimesse dove tenevano soltanto il trattore e gli attrezzi agricoli, ma che contano ai fini IMU come se fossero seconde case. Anche le aziende commerciali stanno pensando di smantellare i loro capannoni per ridurre i metri quadri, che pure servono per non tenere la merce anche deperibile troppo ammassata oppure per avere disponibilità di magazzino. Anche perché pure la tassa rifiuti si paga in base ai metri quadri e non al numero di persone o alla quantità effettiva di rifiuti che il Comune deve smaltire per quella determinata azienda. Le aziende non ce la fanno più. Così non rimane che buttar giù, perché non si può nemmeno vendere, chi compra per ora con una tale spada di Damocle? Sai quanto paga questa azienda a cui devo consegnare la cartella IMU proprio tra poco? Quasi 5mila euro, parlo della sola seconda rata. E il magazzino è praticamente della Banca, almeno finché non si riuscirà ad estinguere il mutuo. E vuoi sapere quanto paga un albergo di cui non posso dirti il nome, ma comunque è di qui, diciamo della provincia? 23.400 euro. Non hai seguito la rivolta dei ristoranti di Cefalù che c’è stata domenica 2 dicembre, quella intitolata “Oggi non si mangia”? Gli albergatori e i ristoratori di Cefalù, il cui Comune ha portato al massimo la percentuale dell’IMU, stanno pensando proprio di chiudere e trasferirsi altrove. La colpa non è neanche dei Comuni, a loro lo Stato ha talmente ridotto i trasferimenti che non è rimasta che questa mezza IMU, metà della seconda rata, e la tassa sui rifiuti. La maggior parte non rispetterà il patto di stabilità. Il che significa, come capirai, drastici tagli ai servizi per il cittadino il quale naturalmente per avere gli stessi servizi sarà costretto a pagarli dai privati a caro prezzo. Pensa con un solo esempio al servizio dei pulmini scolastici. Finirà che li levano perché non possono pagare autisti e benzina. Arriva come preannunciato l’imprenditore a prendersi la sua cartella. La guarda schifato, la gira, la sfoglia, ci guarda e chiede: “E se io non pagassi?”. Si può pagare entro un anno con la sanzione del 3,75%, oltre l’anno la sanzione diventa del 5% ma si rischia l’avviso di accertamento dell’agenzia delle entrate. “Uhm”, borbotta lui, “La sanzione conviene rispetto a qualsiasi prestito, sono meno di 200 euro. Penso che pagherò entro il 17 dicembre. Ma del 2013”. E se ne va.
Sai quanti sono che ragionano così? domanda Enzo, dando anche immediatamente la risposta: quasi tutti. E tu? Quando pagherai le tue 1.200 euro?