PALERMO – L’ex vicequestore di Palermo, Ignazio D’Antone, 72 anni, è stato condannato dalla sezione giurisdizionale d’appello della Corte dei conti a risarcire oltre 150 mila euro allo Stato per danno all’immagine.
D’Antone è uscito dal carcere lo scorso giugno, a seguito dell’espiazione della pena detentiva pari a 10 anni, inflittagli nel 2004 per l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
D’Antone è stato a capo della Mobile di Palermo dopo l’uccisione, il 21 luglio del 1979, di Boris Giuliano, negli anni Ottanta è stato uno degli uomini di punta, con Contrada, della polizia di Palermo. E’ poi passato all’ufficio dell’Alto commissario per la lotta alla mafia e al Sisde. A chiamare in causa D’Antone alcuni pentiti. Due in particolare gli episodi contestati: il mancato blitz, nel 1984, all’hotel Costa Verde di Cefalù durante la festa di nozze di Antonino Spadaro, figlio del boss della Kalsa; e un altro presunto blitz mancato, nel 1983, quello al battesimo del nipote di Pietro Vernengo. D’Antone ha respinto con forza tutte le accuse, sostenendo di avere sempre fatto il suo dovere di poliziotto.