Si sono concluse lo scorso 17 dicembre le indagini preliminari a carico di Bonura Antonino, Bosco Antonino, Bosco Vincenzo, Bussa Sebastiano, Campo Vincenzo, Leo Rosario Tommaso, Mercadante Salvatore, Pidone Nicolò, Rugeri Diego, Sanfilippo Giuseppe e Sottile Michele. Quasi tutti arrestati lo scorso giugno durante l’operazione antimafia denominata “Crimiso”.
L’operazione “Crimiso” che ha arrestato tra Castellammare del Golfo, Alcamo e Calatafimi diversi esponenti della criminalità organizzata “Cosa Nostra” e indagando in tutto 15 persone, tra cui Girolamo Genna attuale consigliere comunale di Castellammare, ha permesso di smantellare di fatto l’organizzazione che all’ombra del boss Matteo Messina Denaro si era riorganizzata. Questa operazione antimafia ha mostrato la mappa del racket che interessava il territorio dal 2009. Una rete fitta di imprenditori e liberi professionisti che per anni hanno subìto minacce e intimidazioni.
Il mandamento di Alcamo, composto dalle famiglie di Castellammare, Alcamo e Calatafimi, privo dei suoi capi storici quali Michele Mercadante e Antonino Bosco, era stato “commissariato” da Tommaso Leo per scongiurare una faida che rischiava di scoppiare per i diverbi tra Michele Sottile, ritenuto il capo per anzianità e il giovane Diego Rugeri che tentava di scalare i vertici dell’organizzazione.
Dalle intercettazioni ambientali che hanno ripreso il summit nelle campagne di Inici, è emerso che i due non andavano d’accordo sul modo di operare, tanto che Leo era stato mandato proprio per mettere d’accordo e riappacificare i due, per il bene della famiglia.
Da qualche mese si sono concluse le indagini preliminari condotte dalla procura di Palermo. Dagli atti si legge che Diego Rugeri, soprannominato “u nicu”, in accordo con Nicolò Pidone, avrebbe costretto con ripetute minacce i gestori del ristorante Egesta Mare di Castellammare del Golfo ad assumere la fidanzata dello stesso Rugeri. Sempre Rugeri, questa volta con la collaborazione di Vincenzo Bosco, avrebbe minacciato i gestori dello stesso ristorante collocando un copertone e una bottiglia contenente liquido infiammabile all’ingresso del ristorante e successivamente inviando un sms al gestore con cui gli intimavano di “mettersi apposto”. Lo stesso Rugeri con la collaborazione di Giuseppe Sanfilippo, è accusato di aver appiccato il fuoco l’abitazione di due imprenditori castellammaresi. Gli stessi sono anche accusati di aver chiesto diverse somme di denaro per la famosa “protezione” al Bar Vogue.
Rugeri avrebbe costretto con ripetute minacce anche il gestore del bar La Sorgente a versare ingenti somme di denaro, destinati e soddisfare le esigenze della famiglia mafiosa castellammarese. Ma l’elenco è ancora più lungo, tra le persone minacciate da Rugeri ci sono altri imprenditori e liberi professionisti.