TRAPANI. Beni per un valore complessivo di oltre trenta milioni di euro, appartenenti agli imprenditori trapanesi Francesco e Vincenzo Morici, sono stati sequestrati all’alba di oggi dagli agenti della Divisione Anticrimine della Questura e da militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza. Secondo gli inquirenti i due imprenditori sarebbero legati al super latitante Matteo Messina Denaro. Proprio grazie a questi rapporti con Cosa Nostra, i due imprenditori avrebbero controllato diversi appalti pubblici.
“Sono risultati appartenere – scrivono gli inquirenti – ad un gruppo di imprenditori che Cosa Nostra ha utilizzato, prima per volontà del famigerato capo mafia Vincenzo Virga e, dopo il suo arresto, del reggente pro tempore Francesco Paceco, su mandato del rappresentante provinciale Matteo Messina Denaro, allo scopo di esercitare, per oltre un decennio, il condizionamento nelle fasi di aggiudicazione di appalti, nella esecuzione delle opere e nelle forniture“.
Attraverso questi “agganci” i Morici si sarebbero aggiudicati diversi appalti, come quello per la realizzazione dei lavori nel porto di Trapani (45 milioni) in occasione della Louis Vuitton Cup, lavori ancora oggi non ultimati. Altri appalti importanti riguarderebbero il risanamento delle antiche mura della città (7 milioni) e la costruzione della Funivia Trapani-Erice (9 milioni).
L’imprenditore Francesco Morici è comparso in precedenza in diverse indagini antimafia. Stavolta la pista è spuntata dagli atti dell’inchiesta contro il Senatore Antonio D’Alì, parlamentare del Pdl, sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo un intercettazione e alcune dichiarazioni dei pentiti, il senatore del PDL sarebbe stato uno sponsor di primo livello nell’aggiudicazione di molte gare d’appalto.
I beni sequestrati riguardano: 6 società in cui figurano anche 142 immobili, 37 beni mobili registrati, 36 conti correnti e rapporti bancari e 9 partecipazioni societarie.