ALCAMO. Eccolo in arrivo in tutte le sale cinematografiche italiane, il film 31 gradi Kelvin dell’esordiente regista alcamese Giovanni Calvaruso, che domani verrà proiettato al grande pubblico dopo tanta attesa.
Il film, che ha partecipato alla 36° edizione del film italiano di Villerupt, è stato menzionato dalla giuria con grande entusiasmo e positività, sottolineando come il giovane regista si contraddistingua nel far notare un registro dove la denuncia e la tensione morale non sacrificano la poesia.
Ambientato in una periferia urbana di una cittadina siciliana, il film racconta storie e personaggi che si caratterizzano per la condizione di emarginazione e solitudine in cui vivono: come quella di Pietro, operaio che ha lavorato per trent’anni alla Fiat siciliana e che si trova ad affrontare da solo, dopo la morte della moglie, la sfida più difficile con la malattia. O quella di Ibrahim, un maghrebino che vive e lavora da anni in Italia nell’attesa di far ritorno nella sua terra d’origine.
Sulla stessa scia di solitudine e grigiore esistenziale si collocano le vite di tanti altri personaggi, come Rachele, perennemente divisa fra il lavoro che le è necessario per vivere e la voglia di continuare gli studi universitari che è stata costretta ad interrompere; o quella di Eva, una giovane pittrice che si adatta a lavorare in fabbrica pur di continuare a coltivare le proprie aspirazioni; o infine, il percorso senza ritorno di Mariano e Luca, due giovani “sbandati” senza lavoro e senza certezze.
Insomma, storie di solitudini che si sovrappongono e si intrecciano, i cui protagonisti sono al contempo vittime e carnefici di una società che ha perso ogni radice e valore.
Molto significativo, a tal proposito, è il titolo del film. Il regista, infatti, sostiene che i suoi “31 gradi Kelvin” si riferiscono ad una ipotetica temperatura limite in cui non vi si potrebbe essere possibilità di sopravvivenza. Tutti i protagonisti del film, non a caso, conducono vite precarie da diversi punti di vista: economico, lavorativo, sentimentale, affettivo, e più in generale, esistenziale.
“Con quest’opera tento di raccontare la complessa realtà del nostro tempo, soprattutto quella dei giovani del sud dell’Italia” dice il regista, sottolineando come questo film riesca in qualche modo a far trasparire il problema di una generazione privata di qualsiasi riferimento ideale, sperduta e disperata, senza certezze e sicurezze, ma soprattutto senza padri e istituzioni a cui affidarsi.
Il tutto ambientato in territori derubati e annientati da decenni di barbarie e pessima amministrazione.
Tra gli interpreti principali troviamo Vincenzo Albanese, Antonio Ciurca, Omar Noto, Silvia Francese, Silvia Vena, Walid Gasmi Filippo Luna e Doriana La Fauci.
Giovanni Calvaruso (Regia e Sceneggiatura)
Biografia:
Giovanni Calvaruso dopo avere conseguito, nel 2002, la Laurea in Storia e Critica del Cinema presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” ha iniziato a collaborare come aiuto o assistente alla regia con alcuni fra i più affermati registi italiani, fra cui Pasquale Scimeca, Ficarra&Picone, Marco Bellocchio, Emma Dante, Amenta, De Maria, Rossellini e altri.
Dopo avere realizzato alcuni cortometraggi low-budget, nel 2012 gira il suo primo documentario prodotto dalla Tramp Ltd e intitolato impazzite schegge che racconta la città di Palermo e le sue pulsioni e i suoi conflitti attraverso le band musicali che fanno musica a Palermo stessa.
Nel 2013, infine, realizza il suo primo lungometraggio intitolato 31 gradi kelvin prodotto dalla società Arbash fondata da Pasquale Scimeca, con il contributo della Sicilia Film Commission. 31 gradi kelvin partecipa a diversi festival internazionali aggiudicandosi una Menzione della giuria (presidente Edoardo Winspeare) al 36° Festival du Film Italien de Villerupt con la seguente motivazione:
L’interessante esordio di Calvaruso si fa notare per un registro dove la denuncia e la tensione morale non sacrificano la poesia. Già maturo nella caratterizzazione dei personaggi e soprattutto sicuro nello stile, il regista ci presenta una Sicilia inconsueta popolata di gioventù precaria sotto un cielo plumbeo. Nel film non c’è alcun cedimento al fascino facile della grande isola mediterranea, la sua visione pessimistica della realtà non consola ma fa partecipare lo spettatore sgomento al “genocidio di una generazione”.
Menzione della Giuria a: 31 Gradi Kelvin, di Giovanni Calvaruso, con questa motivazione: “L’interessante esordio di Calvaruso si fa notare per un registro dove la denuncia e la tensione morale non sacrificano la poesia. Già maturo nella caratterizzazione dei personaggi e soprattutto sicuro nello stile, il regista ci presenta una Sicilia inconsueta popolata di gioventù precaria sotto un cielo plumbeo.
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