Nella maxi-indagine, condotta dalla Guardia di finanza, sulle presunte truffe alla Regione riguardante il mondo dello spettacolo, è finita sotto inchiesta anche la storica Società Cooperativa alcamese “Compagnia Piccolo Teatro”.
L’ente alcamese, secondo gli investigatori, sarebbe ritenuta colpevole di aver organizzato la XXV rassegna della prosa e dello spettacolo senza avere i permessi Siae. Per l’accusa non si trattava di una rassegna, ma di otto spettacoli di due stagioni venduti in abbonamento al pubblico. L’ammontare della truffa, per le fiamme gialle, ammonterebbe a circa 15 mila euro. Nei prossimi giorni l’attuale legale rappresentate della compagnia alcamese, Felice Ciacio, dovrà dimostrare ai giudici l’assoluta buona fede dell’ente. Posizione che potrebbe essere stralciata immediatamente se supportata dalla necessaria documentazione.
Terremonto nel mondo dello spettacolo
L’operazione, di più ampia portata, coinvolge 72 inquisiti, a vario titolo per truffa e falso, in tutta la Sicilia. L’ammontare complessivo delle presunte truffe ammonterebbe a 2 milioni e trecento mila euro, tutti percepiti attraverso fondi pubblici. Tra gli inquisiti troviamo personaggi ben noti nel mondo dello spettacolo siciliano: Franco Zappalà, Gianni Nanfa, Aldo Morgante del teatro Al Massimo, Vito Parrinello del teatro Diritammu e Giuseppe Lelio dell’Agricantus.
Immediate le reazioni del mondo dello spettacolo
«Solleviamo la nostra protesta – commentano dodici compagnie di Catania – verso i toni e le generalizzazioni presenti nelle notizie diffuse dagli organi di stampa che dipingono il teatro privato siciliano come una congerie di personaggi truffaldini e fraudolenti. L’unica contestazione mossa ai firmatari del presente comunicato – prosegue il documento – si fonda su un aspetto circoscritto della documentazione prodotta all’Assessorato dei Beni culturali della Regione Siciliana: l’autocertificazione relativa all’assolvimento degli obblighi previdenziali, assistenziali e di collocamento. A nostro avviso c’è una diversa interpretazione del termine ‘obblighi’ che significa ‘obbligo di denuncia delle attività e del personale artistico e tecnico in esse coinvolto negli enti preposti e non pagamento degli oneri da essi derivanti che possono essere assolti anche successivamente. E’, dunque – prosegue la nota – una contestazione squisitamente interpretativa alla quale intendiamo contrapporre argomentazioni interpretative in tutte le sedi. Il teatro privato siciliano – conclude il comunicato – riversa nelle casse dello Stato molto di più delle somme ricevute come contributo all’attività, sotto forma di tasse, oneri previdenziali, diritti Siae».
«La nostra categoria – dichiara Alfio Scuderi del Teatro Montevergini – è spiazzata, l’elenco degli inquisiti è lunghissimo, ma certamente tutti con una storia e un onore diversi da difendere. So che ad alcuni vengono contestate somme come 26 o 40 euro. A me contestano due concerti, ospitati al Montevergini, e, quindi, l’agibilità non spettava certo al teatro ospitante. Poi con la Siae ci sono sempre partite aperte e ogni fine anno si va a chiedere se i conti sono tutti saldati. In ogni caso dopo aver compilato il cosiddetto bollettino Siae, non c’è nulla da fare, è un impegno a pagare cui nessuno si può sottrarre»
«Leggo i primi titoli e ricostruzioni – aggiunge Giuseppe Ministeri, presidente Daf-Associazione Culturale – e mi vien da pensare che il mio problema è di averne fatti troppi, di spettacoli, con debiti che mi porterò dietro per i prossimi anni. Cretino, dunque, più che altro. Comunque, se scevro da ammucchiate e discorsi da bar, è cosa buona e giusta il controllo da parte della Guardia di Finanza. Sono in qualsiasi momento disponibile al confronto».