Renzi a Palermo, applausi fischi e la sfida a Grillo

renziPALERMO. Una piazza piena, ma non troppo, ha accolto il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. In piazza Castelnuovo c’erano tutti, fedelissimi e non. Fausto Raciti, il Sottosegretario alla Presidenza Consiglio Graziano Delrio, l’assessore regionale Nelli Scilabra, Davide Faraone, Baldo Gucciardi, il Presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta, il “chiacchierato” Vladimiro Crisafulli, Marco Campagna, Fabrizio Ferrandelli e tanti altri. Una piazza piena di sostenitori, ma anche contestatori. Tra le bandiere del Pd spuntavano anche quelle dei No Muos che, insieme ad alcuni disoccupati, alcuni dipendenti della Rai di Palermo e una rappresentanza della Scorta Civica, hanno contestato per tutto il comizio il presidente del consiglio. Alcuni attivisti della Scorta Civica a sostegno dei magistrati che indagano sulla trattativa Stato-mafia, reggevano cartelli con scritto “vogliamo sapere la verità sulla trattativa Stato-mafia”. Esordisce il segretario regionale Fausto Raciti: “Questa è la dimostrazione di un partito che non ha paura, siamo molti di più di quando è venuto Grillo”. Renzi ascolta e applaude. Prende parola tra applausi e fischi, da un lato della piazza gridano “buffone, vergogna”, lui incassa e non curante dei contestatori, che sovrastano persino la sua voce, dal palco tuona: “Questo è il partito del paese e non ci fermeremo”. Intanto la protesta continua. Renzi continua, non curante dei continui fischi, e con decisione sottolinea l’importanza dei Fondi Europei. “L’Italia i soldi li avrebbe, sono 183 miliardi di Finanziamenti Europei. Ma sono bloccati. Se l’Italia non li spende non è colpa dell’Europa, ma è colpa nostra. Questi fondi potrebbero creare nuovi posti di lavoro. Verificheremo mese per mese come vengono spesi questi Fondi Europei”. Poi racconta la sua giornata: “sono stato a Secondigliano e a Reggio Calabria ed infine a Palermo. Noi siamo l’Italia che sta al fianco di chi combatte per la legalità. Bisogna restituire dignità al paese, noi siamo l’Italia che ci crede”. Entra diretto sulla questione Rai. “Io sono il Presidente del Consiglio e vi dico che la Rai non è dei partiti, è dei cittadini”. Cita anche Falcone e Borsellino.“Mentre atterravo in quest’aeroporto, leggevo quei due cognomi e pensavo
a loro che sono un simbolo di legalità e martirio. Proprio ieri sono stato all’inaugurazione di una scuola a Genova intitolata ad Emanuela Loi, agente di scorta di Borsellino. Bisogna portare rispetto per chi indossa una divisa”. Poi prende un importante impegno. “Qui a Palermo prendo un impegno: ogni tre mesi sarò in Campania, in Calabria e in Sicilia. La soluzione – continua il Premier Renzi – non è dare il reddito di cittadinanza ma dare il lavoro per restituire dignità ai cittadini”. Matteo Renzi alza la testa e si rivolge direttamente a chi lo contesta. “Ho una cattiva notizia per voi che contestate, l’Italia è nostra e non ci fermeremo. Noi pensiamo ancora in un futuro per l’Italia. Noi salveremo questo paese” sottolinea sprigionando tutto il suo ottimismo. “Mi avevano detto che ci sarebbero state contestazioni e che non mi avrebbero lasciato parlare. Ma io parlo e non mi fermo. Noi non ci nascondiamo”. Conclude lanciando una sfida a Grillo: “Le prossime elezioni europee del 25 maggio sono come un referendum fra la nostra Italia e quella di Grillo, fra chi offende e chi spera”. A fine comizio si concede anche un bagno di folla tra i sostenitori delle prime file. Baci, strette di mano e selfie. Da dietro c’è ancora chi grida “vergognati” e chi invece lo saluta con un semplice “grazie” o “vai avanti presidente, siamo con te”.

CONDIVIDI
Commenti Facebook
Articolo precedenteIl PD di Castellammare organizza l’incontro #EuropeDay
Articolo successivoGal Elimos capofila per creare il primo Social market in Sicilia
Emanuel Butticè. Castellammarese classe 1991, giornalista pubblicista. Laureato in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni all’Università degli Studi di Palermo con una tesi sul rapporto tra “mafia e Chiesa”. Ama viaggiare ma resta aggrappato alla Sicilia con le unghie e con i denti perché convinto che sia più coraggioso restare.