Intervista a Mario Cicero di “L’altra Europa con Tsipras”

mariociceropostfbIntervista al candidato per “L’altra Europa con Tsipras” alle elezioni europee, nel collegio Sicilia e Sardegna, Mario Cicero.

Dopo dieci anni da amministratore di Castelbuono è pronto ad una nuova esperienza europea? Come nasce la sua candidatura?

La mia candidatura nasce da una scelta maturata dentro SEL, che ha sposato con grande senso di responsabilità il progetto “Tsipras”, per una sinistra europea finalmente incisiva, non più solo antagonista, capace di intercettare tutti i bisogni della società, di saperli fare propri e incanalarli in un percorso nuovo in grado di dare risposta a tutti i settori sociali, non solo ad alcuni o, peggio, alle lobby. Il punto è questo: oggi in Europa serve la presenza – quanto più massiccia – dell’unica forza politica a favore dell’Europa, ma fuori dalle logiche delle grandi coalizioni soggiogate agli interessi delle banche e delle lobby. Per un’altra Europa appunto. In questo progetto la mia candidatura si inserisce perfettamente, ed esprime anche il valore di un’esperienza amministrativa che porta in dote la conoscenza delle problematiche dei territori, dei piccoli centri, con i loro problemi ma anche con le loro grandi opportunità. Il punto fondamentale della candidatura… è, appunto, quello di far leva davvero sulle peculiarità dei territori: la Sicilia e la Sardegna hanno specificità da esaltare, su cui specializzarsi anche, a costo di dover far scelte coraggiose a breve termine. Valorizzazione dei beni culturali, delle eccellenze agricole e artigianali, della biodiversità, del turismo. Per fare un esempio: è una contraddizione insistere affinché nella zona di Termini Imerese prosegua un insediamento industriale quando, superato il fiume Himera, il litorale sta puntando sul turismo balneare e alberghiero.

Qual è il vostro modello di europa?

L’unica Europa che occorre è l’Europa dei popoli, non più quella dei burocrati e della moneta. Serve più Europa, con pieno mandato su interi settori della legislazione nazionale, in grado di accelerare il processo inevitabile del super Stato europeo. Ma questo è possibile soltanto attraverso la valorizzazione delle singole specificità. Ad esempio, mi batterò per una Direttiva europea che obblighi gli Stati Membri a prevedere, nei bandi per la ristorazione collettiva (scuole, ospedali, luoghi di lavoro etc.), l’acquisto di una percentuale significativa di alimenti a “chilometro zero” e Bio. Consumare prodotti biologici e tipici locali favorisce il recupero dei territori e delle colture tradizionali, riduce l’inquinamento per il trasporto delle merci e innesca la creazione di nuovi posti di lavoro. L’Europa non può da un lato investire risorse per abbattere i consumi energetici e l’inquinamento e dall’altro favorire – in nome di un libero mercato impari – la fornitura dei prodotti delle multinazionali, innescando trasporti per migliaia di chilometri e soffocando sul nascere la competitività e le eccellenze a “km zero”.

In un clima di euroscetticismo quali rischi potrebbe correre l’Unione Europea?

La nostra posizione è netta. Siamo contro una politica ostaggio delle banche voluta dalla grande coalizione europea e l’euroscetticismo populista dei movimenti euroscettici. L’Europa va rivoluzionata. Serve dare più forza politica alle istituzioni per sganciarle dal ricatto della finanza. Noi siamo per un’Europa politica che dia spazio a i territori e all’autodeterminazione dei popoli.

Che ruolo avrà la nuova sinistra europea immaginata da Tsipras?

Se in Europa avremo la forza di rompere il patto suicida tra PSE e PPE, dando peso alla proposta politica di Tsipras, c’è l’opportunità di dare alla Sicilia un ruolo cardine negli equilibri euromediterranei. Bisogna rimettere al centro dell’agenda politica “l’area di libero scambio euromediterraneo”. Un progetto geniale bloccato per la volontà precisa di chi ha trainato queste ultime stagioni di politiche comunitarie – la Germania di Angela Merkel, le destre, Berlusconi e la Lega Nord – che non avevano alcun interesse a far crescere l’economia meridionale e hanno lavorato affinchè si garantissero gli interessi di banche e lobby economiche. Se riprendiamo l’idea dell’area di libero scambio euro-mediterraneo avremmo 900 milioni di persone che, senza passaporti, possono muoversi in quest’area e intraprendere rapporti economici. In questo disegno la Sicilia è la piattaforma naturale per ogni ingresso in Europa, a quel punto non solo dei poveri disperati ma anche dei professionisti e delle merci; il luogo di scambio inevitabile tra le culture e una terra di contaminazione continua. Questo significa anche commercio, turismo, lavoro. Questa per me è la nuova sinistra che guarda all’Europa.

Perchè la gente dovrebbe votare la lista “L’altra Europa con Tsipras”?

La domanda giusta sarebbe perchè dovrebbe votare altri? Noi proponiamo contenuti di cambiamento, gli altri galleggiano su posizioni sterili. L’altra Europa comincia se sono i cittadini ad occuparsene e non delegando politic che non vedrà mai più. Il nostro è un patto di alleanza con gli italiani.

Che appello rivolgerebbe agli elettori di sinistra?

Di guardare alle cose fatte, alla mia storia personale e al contributo che io insieme ad altri, ho dato in questi anni alla Sicilia. Il voto diventa utile quando lo consegniamo nelle mani delle persone competenti e che non tradiscono il loro mandato elettorale.

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Marcello Contento nasce a Palermo nel 1982, vive la sua vita tra la Sicilia e la Toscana. Giornalista, insegnante di economia aziendale e lettore incallito di Tex e Alan Ford.