Scrive il padre di Lorenz in merito ad alcune inesattezze circolate nei giorni scorsi a mezzo stampa

Lorenz RendaALCAMO. Rompe il silenzio il padre del piccolo Lorenz, in merito alle tante informazioni circolate sul suo conto a seguito della tragedia avvenuta nell’appartamento di via G.Amendola ad Alcamo, la notte tra il 13 e il 14 luglio, nella quale perse la vita suo figlio per un probabile ingerimento di farmaci della madre.

Attraverso una lettera firmata in calce, vengono espresse alcune precisazioni sulle notizie diffuse dalla stampa e dalle tanti voci messe in circolazione in città.

Lui e l’Altamirano, si legge nella lettera, non sono stati mai sposati né in Italia né in Messico. Inoltre, prosegue la missiva, Enzo sarebbe stato costretto a lasciare la propria convivente, in quanto dalla stessa aveva subito, sotto consiglio di persone note a lei vicine, una denuncia per maltrattamenti, la cui fondatezza è ancora tutta da verificare. Aminta, con il suo comportamento, aveva infine costretto il compagno a separarsi da lei, ed in questo ultimo anno è stata vicina a persone che, mosse da sentimenti di buonismo ipocrita, l’hanno spinta a denunciare Enzo fomentandola contro di lui e la sua famiglia.

Falsa la tesi che Aminta desiderava ritornare in Messico, in quanto Aminta da ultimo aveva espresso l’intenzione non di ritornare in Messico, come dicono le persone poco informate, ma bensì di andare in Germania per raggiungere l’ex convivente, come ha dichiarato invece il parroco di Santa Maria.

Sull’attività lavorativa che l’uomo svolgeva in Germania viene precisato che lui era lì da 3 mesi e che sarebbe ritornato a settembre perché il suo contratto di lavoro era stagionale. In Germania Enzo ha continuato ad assumersi le sue responsabilità di padre inviando ad Aminta soldi per Lorenz e pagandole l’affitto e accessori.

Il padre di Lorenz non avrebbe, quindi, lasciato definitivamente l’Italia, ma solo temporaneamente per motivi lavorativi. Inoltre, pare anche durante la distanza, avrebbe ottemperato alle necessità familiari. Alcuni atti, infatti, documenterebbero l’invio di denaro, il pagamento d’affitto e l’ acquisto di beni accessori per aiutare il piccolo Lorenz.

Neppure le autorità – prosegue la lettera – hanno capito tutto ciò, anche se i servizi sociali che la seguivano avevano dichiarato che il rapporto tra Enzo ed Aminata era “a rischio”. Enzo, inoltre, aveva “mostrato la preoccupazione per l’instabilità di Aminta” come riportato dalle stesse assistenti sociali nella loro relazione. Se ognuna di queste persone sopracitate, che ha espresso solo vergognosi giudizi, avesse fatto bene la propria parte e il proprio lavoro, forse non si sarebbe arrivati a questo tragico epilogo. A pagare è stato un bambino che non aveva bisogno della bicicletta ma, in mancanza di un padre che stava per finire in galera, aveva bisogno di una madre sana mentalmente e responsabileEnzo – conclude nella missiva – in questo momento sarebbe ben felice di pagare una galera ingiusta pur di avere suo figlio vivo.

Il padre di Lorenz respinge, quindi, le accuse di chi gli punta il dito contro rimproverandogli di non aver avuto le giuste attenzioni per suo figlio. Accuse che in ogni caso non faranno mai ritornare indietro il piccolo Lorenz e che si andranno a sommare alle tante sofferenze di questa vicenda dai contorni nefasti.

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Marcello Contento nasce a Palermo nel 1982, vive la sua vita tra la Sicilia e la Toscana. Giornalista, insegnante di economia aziendale e lettore incallito di Tex e Alan Ford.