Psicologia dell’alimentazione quotidiana in Sicilia

pasta-al-forno-alla-sicilianaAbbuffate improvvise, digiuni forzati per perdere peso, pasti saltati o eccessivi sono la norma per molti soggetti che alternano con il cibo un rapporto di amore ed odio. Senza entrare nel merito delle patologie dell’alimentazione che comportano una complessa psicopatologia e meritano un’ attenzione diversa, bisogna riconoscere che esistono forme di alimentazione  scorrette pur non essendo annoverate tra i criteri patologici.

Buona parte delle nostre abitudini alimentari passa per i messaggi trasmessi implicitamente ed esplicitamente dalla cultura in cui siamo immersi e da ciò che abbiamo appreso in famiglia rispetto al rapporto che si “deve” avere con il cibo. Le tipiche raccomandazioni date alla mia generazione, circa l’importanza di finire ciò che stava dentro il piatto per non fare un torto a chi cibo non poteva averne, hanno regalato un bagaglio di sensi di colpa a tanti di noi che adesso non riescono ad alzarsi da tavola se prima non hanno portato a termine il compito di non far un torto a nessun bambino affamato del mondo, come se le due cose fossero realmente concatenate da un rapporto di causa-effetto.

A questo aspetto di ingiustizia si aggiunga che l’alimentazione di ciascuno è fortemente legata al luogo geografico in cui cresce e alla famiglia di cui fa parte. La cultura alimentare stessa gioca un ruolo fondamentale nelle abitudini quotidiane e nonostante obesità e disturbi alimentari siano dietro l’angolo su larga scala anche in Italia la dieta mediterranea conserva la sua capacità di regalare equilbrio e sapore a chi vi si affida con moderazione.

In luoghi come la Sicilia, dove mangiare è soprattutto sinonimo di convivialità, attraverso il cibo passano numerosi messaggi che includono soprattutto la sfera affettiva. In un luogo dove il legame con le tradizioni è tutt’uno con il rapporto affettivo con i membri più anziani della famiglia le abitudini dei nonni di far passare attraverso la quantità di cibo il proprio affetto per figli e nipoti diventano un imprinting fondamentale che si riversa sulle abitudini alimentari quotidiane. Le donne della tradizione siciliana sono solite preparare gustosissimi piatti non tenendo conto, spesso, di un rapporto equilibrato tra quantità e calorie, convinte che  il loro amore nel preparare si traferisca attraverso il cibo nelle persone care che lo ingeriscono. Così le nonne, così molte mamme.

Queste abitudini non sono unicamente dovute ad una tradizione culinaria ma anche frutto di evoluzioni storiche ben specifiche, basti pensare che per molte delle nonne che hanno attraversato il periodo della guerra adesso l’esigenza è quella di non far rivivere la propria condizione a nessuno e di non far mancare nulla ai propri cari. Una preoccupazione affettuosa e amorevole che oggi rischia di portarci davvero alle soglie di disturbi alimentari che da piccoli e risolvibili possono diventare vere e proprie patologie mediche e psicologiche.

Al gusto per il cibo, ma ancor di più al senso di colpa che ci colpirebbe se non accettassimo l’amore di chi lo prepara, spesso si affianca il mito della forma perfetta e la voglia di inseguire ideali da copertina patinata non tenendo conto che l’equilibrio personale nel rapporto con il cibo è ben altro da entrambi gli aspetti. Il rischio è quello di creare un vortice da cui è sempre più difficile venir fuori senza conseguenze.

Occorre cominciare a volgere uno sguardo più ragionato verso tali abitudini e verso le frasi che si è soliti pronunciare di fronte ai bambini nel momento fondamentale in cui si approcciano per le prime volte all’alimentazione. Un’ attenzione che ci potrebbe salvare dal tramandare i sensi di colpa e  gli squilibri alimentari che potrebbero compromettere la loro salute.

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Simona De Simone, psicologa e psicoterapeuta. Divoratrice instancabile di libri e del buon cibo. Appassionata di scrittura e mamma di Alqamah sin dal principio.