TRAPANI. Beni per un ammontare complessivo di tre milioni di euro sono stati sequestrati all’imprenditore di Castelvetrano Giovanni Filardo, classe 63′, cugino del latitante Matteo Messina Denaro.
L’operazione che mira a contrastare il fenomeno mafioso e a stringere il cerchio intorno al boss trapanese è stata condotta dalla Direzione Investigativa Antimafia, dalla Guardia di Finanza e dal Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri di Palermo Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal Tribunale di Trapani, in accoglimento della proposta di misura di prevenzione patrimoniale finalizzata alla confisca avanzata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.
A Filardo sono stati sequestrati un complesso aziendale, numerose mezzi d’opera e automezzi, una villa di grande valore e altri beni mobili e immobili accumulati nel tempo, per un valore complessivo di circa tre milioni di euro.
L’arresto durante l’operazione Golem II
L’uomo fu arrestato nel marzo del 2010 nell’ambito dell’operazione di polizia denominata “GOLEM – fase II”, perché accusato di far parte dell’associazione a delinquere di tipo mafioso operante nella provincia di Trapani e segnatamente del “mandamento” di Castelvetrano.
Secondo gli investigatori era lui a curare per conto di cosa nostra, insieme ad altri affiliati, le attività estorsive, nonché l’approvvigionamento, il reinvestimento e l’interposizione fittizia di valori di capitali di illecita provenienza, veniva accusato, altresì, di aver avuto la funzione di collettore e distributore di messaggi da e per il capo mafia latitante.
L’assoluzione del Tribunale di Marsala
Assolto dal Tribunale di Marsala ( in primo grado) per il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso, il 13 dicembre, il cugino di Matteo Messina Denaro venne nuovamente raggiunto da un’ordinanza custodia cautelare direttamente nel carcere in cui si trovava, emessa dal gip di Palermo, su richiesta dei magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia, coordinati dal procuratore aggiunto Teresa Principato nell’ambito dell’operazione Eden, per avere intestato in modo fraudolento beni, per agevolare l’attività di cosa nostra.
Le indagini che hanno portato al sequestro odierno
Le indagini economiche e finanziarie condotte dalla Direzione Investigativa Antimafia di Trapani, dal Ros dei Carabinieri, dal Servizio Centrale Investigazioni Criminalità Organizzata e dal Gico della Guardia di Finanza di Palermo, coordinati dal Procuratore Aggiunto della Dda di Palermo, Bernardo Petralia hanno consentito di dimostrare la sproporzione tra il valore dei beni e le reali capacità economiche dell’imprenditore colpito dal provvedimento. Dopo il suo primo arresto, l’imprenditore avrebbe tentato di trasferire fittiziamente ai propri familiari denaro ed aziende. Operazione bloccata sul nascere dalle forze dell’ordine.