Il Governo arriva a Castelvetrano domani per prendersi gli “applausi” sulla rinascita di un bene confiscato, il gruppo 6Gdo dell’imprenditore Giuseppe Grigoli e del latitante Matteo Messina Denaro che ne era “socio occulto”. Un impero commerciale meglio conosciuto per il marchio che rappresentava, il Despar, con supermercati distribuiti tra le provincie di Palermo, Trapani e Agrigento, dove a muovere ogni cosa era l’organizzazione mafiosa che gestiva con Grigoli denari e anche assunzioni e ancora la stessa assegnazione del marchio, mafia che gestiva il dare e avere così bene da non far accorgere un giorno ai mafiosi agrigentini chi c’era davvero dietro quei supermercati. I mafiosi di Agrigento avrebbero voluto imporre una estorsione, pretendevano il “pizzo” per quei supermercati aperti nel loro territorio ma si fermarono quando si resero conto a chi appartenevano, “mica a Matteo Messina Denaro possiamo chiedere il pizzo”. Una vicenda venuta fuori dai “pizzini” trovati a Montagna dei Cavalli, nell’archivio che Bernardo Provenzano custodiva nel suo ultimo nascondiglio. Messina Denaro in uno di questi riferiva infatti dell’accaduto e chiedeva peraltro l’intervento del “padrino” per recuperare soldi di una fornitura non saldata, offrendo anche in cambio interesse a fare assegnare ad uno dei suoi fili o un parente un supermercato Despar da far aprire apposta a Corleone.
Tra gli assunti della catena commerciale sono stati censiti figli, mogli, parenti e anche amanti di boss mafiosi. Tra i fornitori del marchio Despar è venuto anche fuori il nome di Vito Mazzara, appena condannato per l’uccisione del giornalista Mauro Rostagno. Quando il “regno” di Grigoli fu sequestrato e infine confiscato, valore 700 milioni di euro, cominciarono i problemi. Non è da escludere che dietro le traversie vi sia stato il tentativo della mafia di colpire lo Stato facendo in qualche modo deperire gli affari del gruppo, o addirittura pensando a riappropriarsene, cose da considerare perché si tratta di tentativi riscontrati anche in altri casi (come per la Calcestruzzi Ericina a Trapani), ma c’è da dire anche che responsabilità sono state ravvisate in capo all’amministratore giudiziario Nicola Ribolla nei confronti del quale il Tribunale delle Misure di prevenzione di Trapani ha avviato un procedimento. Malamministrazione che ha portato dapprima alla liquidazione della più grande piattaforma ortofrutticola della Sicilia occidentale, Sicilfruit, pure appartenente all’impero Grigoli, poi al fallimento del gruppo 6 Gdo, con cassa integrazione e licenziamenti distribuiti tra i 500 dipendenti che giustamente hanno animato giorni e giorni di rivolta. Nel frattempo si cercavano soluzioni per cedere il marchio e proprio dall’amministratore Ribolla sono arrivate proposte che la magistratura ha bocciato in toto: tra i primi possibili acquirenti presentatisi c’erano infatti soggetti e società “in odor di mafia”.
Da quando ogni cosa è stata posta nelle mani dell’agenzia nazionale dei bei confiscati le cose sono cambiate e domani pomeriggio Belicittà, il centro commerciale fiore all’occhiello di Grigoli, e Messina Denaro, riaprirà con il nome “Le Egadi” e sarà un ipermercato Sisa. Lo stesso marchio rileverà i supermercati ex Despar. I lavoratori saranno gradualmente riassunti. Non sappiamo se domani ci saranno o meno “applausi” sta di certo che il grido di allarme per tempo alzatosi dalla voce dei dipendenti non è stato subito ascoltato e probabilmente all’attuale soluzione si poteva giungere prima di oggi evitando i tanti dolori ad una comunità che quando scattò il sequestro si era posta subito dalla parte di Grigoli quando invece andava presa per mano e farle rendere conto che Grigoli offriva loro solo fittizie realtà e che i guadagni erano superiori a quelli dichiarati perché bisognava far ricca l’organizzazione mafiosa di Matteo Messina Denaro. Questo è avvenuto ma è avvenuto in ritardo, quando tanti danni erano stati già fatti. Da domani però ricomincia un nuovo percorso.