Torna a far parlare di sè l’ex vescovo trapanese Francesco Miccichè, rimosso per presunti illeciti nella sua diocesi a seguito dei numerosi scandali che coinvolsero anche il prete Ninni Treppiedi, rimosso qualche tempo prima dalla chiesa Madre di Alcamo e sospeso a divinis dal suo ruolo.
Il Vaticano ha sentenziato contro di lui accusandolo di essere colluso con la mafia nonchè di essere una persona dalle tendenze delinquenziali. Ma Miccichè non è disposto a stare in silenzio su questa situazione e dopo oltre due anni dalla sua rimozione, avvenuta nel maggio 2012, decide di rilasciare una dichiarazione notevole al settimanale nazionale L’Espresso che raccoglie e sintetizza la sua storia e il suo memoria.
La rimozione di Miccichè non aveva lasciato spiragli di dialogo poichè il nunzio apostolico se non avesse accettato avrebbe pubblicato sull’Osservatore Romano la nota di rimozione, mentre l’ormai ex vescovo cercava un canale di comunicazione per parlare con la Santa Sede.
Miccichè ha scritto un memoriale dove racconta la propria verità sulla vicenda. La curia di Trapani è al centro di così tante inchieste giudiziarie che è diventata proprio una polveriera dove il rischio di scoppio è davvero sempre più elevato.
Una storia dai contorni simili a quelli di un thriller dove non mancano lettere anonime, conti bancari che riportano in discussione lo Ior ma anche firme falsate e poteri occulti, la mafia e la massoneria. Non manca davvero nulla alla storia di cui Miccichè si ritrova ad essere uno degli indiscussi protagonisti, nemmeno i legami con la politica ufficiale da parte sua e di altri prelati della sua diocesi. Nelle sue dichiarazioni all’Espresso racconta, ora, di aver chiesto udienze con il Papa, e che una volta ricevuto da Tarcisio Bertone questi gli abbia detto che è ben noto che alcuni cardinali, vescovi e prelati risultano iscritti alla massoneria.
Le accuse, spesso anonime, per Miccichè furono pesanti negli anni tra il 2008 e il 2012, lo si accusò di avere al suo fianco un esponente della famiglia mafiosa di Alcamo e venne messa al centro di numerose indagini anche la Fondazione Auxilium, struttura sanitaria guidata dalla diocesi stessa.
Miccichè respinge le accuse da sempre e spiega che qeusto esponente non era il suo segretario ma il suo autista, oggi racconta anche delle pressioni da lui stesso ricevute da massoneria e mafia a cui si ribellò, a suo dire, con fermi dinieghi.
Miccichè nel 2011 sospese Ninni Treppiedi per gli illeciti che erano balzati alle cronache, salvo poi essere travolto a sua volta da indagini che poi portarono alla sua dipartita dalla diocesi. Treppiedi denunciò, infatti, Miccichè e decise di collaborare con la giustizia. Adesso Francesco Miccichè prova a difendersi e tenta di rimettere da solo insieme i pezzi che hanno portato a quella che per lui si è rivelata una macchina del fango costruita ad hoc per lui.