PALERMO. Si è svolta ieri presso l’aula Bunker del carcere Ucciardone di Palermo l’udienza del processo sulla trattativa Stato-mafia. In video conferenza il collaboratore di giustizia Angelo Siino, ministro dei lavori pubblici di Cosa nostra. Nelle scorse udienze spiegò il funzionamento degli appalti pubblici in Sicilia e del rapporto con i politici dell’epoca. Ieri, rispondendo alle domande del Pubblico Ministero Nino Di Matteo, ha raccontato del suo incontro con Claudio Martelli.
“Ho incontrato Claudio Martelli a casa mia, mi fu raccomandato questo incontro da Emanuele Brusca (fratello di Giovanni, ndr) e da Fulvio Reina. Era il 1987 e Martelli mi disse di votare per lui e per il suo partito. Mi disse di essere sempre stato un liberale e che avrebbe perorato leggi gradite alla nostra causa. Io ero un democristiano e per questo rimasi un po’ perplesso. Non mi convinse molto. Restelli era una persona con cui si era incontrato Piddu Madonia. A me sembrava del tutto inaffidabile. Così mi fu consegnata una scaletta con i nomi da votare: Martelli, Reina, un personaggio di Marsala e uno di Partinico.” Il P.M. Di Matteo chiede di essere più preciso: “Lei sa di quali argomenti discussero Restelli e Piddu Madonia?” Siino risponde sicuro: “Sono stati sempre quelli di ordine giudiziario, la questione del carcere duro e Restelli aveva detto di non preoccuparci che c’è un’inversione di tendenza; se votate per i socialisti andrà tutto bene, mi disse.”
“Falcone sapeva che c’erano stati gli accordi tra Martelli e la mafia locale. Poi successivamente mi venne chiesto di uccidere Martelli. Venne un personaggio che avevo visto in compagnia di Giovanni Brusca e Piddu Madonia e mi disse: tu sei in grado di poter avere l’indirizzo di Martelli a Roma? Perché Martelli deve capire che non si può tradire Cosa nostra, ci ha preso per il culo e deve pagare. Martelli doveva essere ammazzato nel ’96.” Siino rivela così la volontà della mafia di eliminare Claudio Martelli.”
Siino parla anche di Massimo Ciancimino, presente in aula, e della figura di Pino Lipari: “Pino Lipari era un personaggio che si occupava delle cose segrete dei corleonesi, l’ho sentito dire anche dal figlio di Vito Ciancimino, Massimo. Lo incontravo spesso nei salotti di Palermo”. Spiega anche del ruolo di Massimo Ciancimino come tramite tra il padre e i mafiosi:”Ho avuto modo di sapere e di sentire una conversazione tra Pino Lipari e Massimo Ciancimino. Massimo dice: C’è papà che vorrebbe parlare con Binnu (Bernardo Provenzano, ndr). Il Lipari diventò bianco e disse “poi ne parliamo”, facendogli capire che io non ero ammesso a queste conversazioni. Massimo Ciancimino spiegò che suo padre era a Roma ed era pronto a venire a Palermo per incontrare Provenzano. Incontro che avvenne in una traversa di Viale Lazio, a casa di Lipari”.
Nino Di Matteo chiede anche dei suoi rapporti con l’ex presidente della Regione Rino Nicolosi: ”Lei ha avuto rapporti diretti o indiretti con Rino Nicolosi?” Rapporti diretti non ne ho avuto, ma indiretti si: lui ben sapeva chi fossi io ed io ben sapevo chi fosse lui. Nicolosi assegnava gli appalti e tutti e due eravamo addetti agli appalti con gelosie reciproche. Lui fu uno di quelli che mi hanno raccomandato ai carabinieri dicendo che io volevo gestire tutti gli appalti e invece io volevo gestire gli appalti piccoli. Giovanni Brusca aveva pensato di “rompere le corna” a Nicolosi; Santapaola mi disse che Brusca gli aveva chiesto di fare un lavoretto a Nicolosi ma a Catania non si poteva fare, avrebbe fatto troppo rumore”.