L’addio ad una grande donna, Nina Di Giorgio Scammacca
Oggi, stamattina, nella Chiesa di San Paolo a Trapani, abbiamo salutato Nina Di Giorgio Scammacca. Non c’era una chiesa affollata, ma in quella chiesa non c’era pezzo della società civile che non fosse rappresentato. Ognuno dei presenti aveva una precisa ragione per essere lì, ognuno dei presenti l’ha ricordata chi come la propria maestra, insegnante di scuola elementare, chi come compartecipe con lei che seppe essere protagonista del mondo delle arti, delle lettere, della cultura, chi come collega e amica di partito, come dirigente di partito, con un solo unico denominatore che legava tutti, l’amicizia, chi l’ebbe amica come donna di storia, di storia repubblicana e mazziniana, lei, la figlia di quel Peppino Di Giorgio che insegnò a tanti studenti l’amore per la Patria Repubblicana quando ancora non c’era una Patria Repubblicana. Come donna che seppe essere lei stessa l’inchiostro della penna del marito, il poeta Nat Scammacca. C’era un pezzo di quel Borgo repubblicano di Erice che per la presenza forte, autorevole di quel Circolo dedicato a Giuseppe Mazzini, diventato poi la sede della sezione del Pri dedicata a Nino Montanti, finì con il non essere più identificato come “il passo dei ladri” e divenne per tantissimi anni, per un lungo periodo, il Borgo dei Repubblicani, uno zoccolo duro che solo l’andare impietoso del tempo ha quasi del tutto demolito, riuscendo laddove altri poteri, quelli che oggi comunemente vengono indicati come “poteri forti”, non erano riusciti a fare. Assieme a Nina e vicino a Lei ci fu un gruppo di giovani repubblicani che seppe essere grazie a Lei “testimone”. Perché Nina, come ha ben detto nella sua omelia padre Gatto, è stata Lei per prima testimone, facendo diventare i tanti che l’ebbero vicina, testimoni quanto Lei. Esperienze e conoscenze che fin quando ha potuto ha messo a disposizione di chi ha incontrato lungo la sua strada.
La maestra Nina Scammacca ha diplomato tanti di noi senza per forza essere suoi studenti nelle aule scolastiche. E’ bastato essere cittadini di quel Borgo, e lì Lei ci ha consegnato il diploma della testimonianza. Lo dico, e al lettore chiedo scusa se a questo punto utilizzo la prima persona, lo dico senza voler rimproverare nessuno se non me stesso: oggi in quella chiesa è mancata a Nina l’offerta di una commemorazione laica. L’essere laico fu una sua forte componente culturale, la portava appresso e la presentava agli altri con grande passione. Come non ricordarLa quale battagliera segretaria del Pri di Erice, come non ricordare quegli anni. Sono però certo che ognuno dei presenti al funerale di Nina dentro di se ha trovato le giuste parole per una personale omelia laica. Mi piace pensare che ci potrà essere tempo e luogo per poterlo fare non privatamente ma pubblicamente Una prima pietra su cui fondare questo ricordo vivo e attivo l’ha posta l’amica assessore al Comune di Erice, l’avv. Laura Montanti. Fare della casa che fu di Nina e Nat Scammacca, quella casa a ridosso delle falde della montagna di Erice, con quel magnifico belvedere sulla falce di Trapani, un “santuario” laico della cultura che lì fu profusa e ancora oggi si raccoglie nei libri, nei testi, in quella casa conservati. Adesso bisogna cominciare a pensare come costruire questo santuario laico, dando forma concreta e tangibile alla “testimonianza”.
Testimonianza dalla quale ognuno potrà attingere quello che vorrà. Magari, suggerisco, qualcosa che serva a proseguire, anzi a riprendere il cammino politico di un tempo. Ne abbiamo tanto bisogno oggi che si parla di riforme, di terza, quarta Repubblica. La riforma vera della Costituzione non potrà mai essere quella che toglie al cittadino i più importanti dei diritti, il diritto al lavoro, o ancora il diritto alla cittadinanza attiva, il diritto a scegliersi i propri rappresentanti dentro le istituzioni. Oggi purtroppo accade che singole persone scelgono altri singoli. E per magia si diventa leader. Girando la ruota come si faceva in un famoso gioco televisivo. Si stanno facendo tante riforme, veniamo ogni giorno da cittadini chiamati a compiere doveri sempre più alti, ma la bilancia deve recuperare il suo equilibrio, oggi perduto, con i diritti. Ecco cominciamo da dove ogni cosa sarebbe dovuta ricominciare in questo nostro Paese. E poi…ridiventiamo “partigiani” ce ne è tanto bisogno. “Partigiani” senza polveri da sparo ma con la parola come unica arma. E la parola è figlia del ragionamento: “Pensiero ed azione”. Occorre presto ritrovarsi, è un appello quello che mi viene da lanciare mentre al computer scrivo queste parole dedicate a Nina, occorre presto ritrovarsi almeno chi dentro porta la genuinità dell’impegno che non ha bisogno di contraccambi, su come riuscire ad essere donne e uomini, giovani ed adulti, propugnatori e fautori del “pensiero ed azione” di mazziniana memoria. Le menti di chi ha avuto tra le mani quei libri, che ancora oggi continua a leggerli per trovare gli appigli che nessuno dei più moderni pensieri della politica riesce a dare, sono certamente pronte a ridarci nuovi spunti per ripartire. Grazie a Nina che in terra a chi lo ha voluto ha fatto toccare con mano cosa è il “paradiso”, quello fatto di lavoro e impegno, di cultura e amore per il prossimo, di ideali, grazie a Nina e a quelli come Lei che purtroppo non ci sono più, abbiamo un vantaggio che altri non hanno, siamo stati “testimoni”. E la cosa bella è quella che continuiamo ad esserlo ognuno nel suo vivere quotidiano, combattendo sulle frontiere e nelle trincee che ognuno di noi si è scelto. C’è una parola moderna che mi affascina, “la rete”. Facciamo rete di questo nostro impegno. Non domani ma ieri. Ciao Nina, il Tuo abbraccio della scorsa estate, nel giorno che il Comune di Erice ha voluto dedicare a tuo marito Nat, non lo dimenticherò mai. Porto dentro il malessere di non essere riuscito a mantenere l’impegno di venirTi a trovare nella Tua casa. Ma quell’essere tirato verso di Te, quell’avermi voluto, a fine manifestazione, seduto affianco a Te presentandomi a chi non mi conosceva mi ha inorgoglito e mi aiuterà a masticare “meglio”, quando capiterà, le cose amare della vita, del lavoro. Mi aiuterà a masticare amaro ma anche a saper guardare all’avversario di turno con un sorriso beffardo. Mi aiuterà a stare nella mia trincea tenendo la testa alta. Continuando a essere “testimone” pronto a passare ad altri il valore della testimonianza. Come hai saputo fare Tu, cara mia amica Nina.